24/12/12

Buon Natale a tutti!

Un piccolo regalo di Natale per i miei lettori. Tanti auguri a tutti. alex

NEL MAINE
racconto inedito 

Dura pochissimo, solo un attimo, ma c'è qualcosa di splendido e irreale nell'istante che precede l'ammaraggio di un idrovolante. In quell'attimo di totale rilassamento e perfetto silenzio tutto sembra immobile: l'aereo, il lago, le foreste ingiallite dall'autunno che lo circondano e, più lontano, le grandi distese verdi delle foreste di conifere che coprono le montagne del Maine. Poi si sente un tremendo splaaashhh, i cassoni dell'aereo impattano sulla superficie del lago e l'acqua, dapprima lentamente, poi sempre con più caparbietà, inizia a trattenere a sé l'idrovolante. Allora Mr Ewell, il pilota, primo ufficiale, hostess nonché proprietario dell'idrovolante, si gira e annuncia: "Benvenuto al Moosehead Lake! Da questo punto in avanti troverai solo foreste, laghi, montagne. E alci. E qualche cocciuto essere umano come me." 

Il signor Ewell ha una bella barba rossa, le labbra spesse crepate dal vento e dal gelo e gli occhi azzurrissimi, parecchio più chiari dell'acqua color cobalto del lago Moosehead. Fa questo mestiere da più di trent’anni. L’ha imparato da suo padre e lo ha insegnato a suo figlio. Gli piace molto scherzare. Durante il volo, per esempio, ha annunciato che l'hostess stava per servire uno snack e poi senza esitazione ha tirato fuori da sotto la sua poltrona un panino all'aragosta, il piatto nazionale del Maine. L'ho scartato e divorato mentre osservavo l'hostess/pilota che strapazzava gli strumenti dell'aereo lamentandosi di tutte le cose inutili che i produttori di idrovolanti ficcavano nei loro aerei e quanto tempo aveva dovuto sprecare lui per rimuovere pezzi, accessori e indicatori che non servivano a nulla. Poi si è girato e mi ha detto con un sorriso: “Non ti preoccupare, le cose che servono le ho lasciate."
Con l'idrovolante ci accostiamo a un pontile di legno presidiato da un giovane coi capelli rossi e ricci, il figlio di Mr Ewell. È molto buffo vederlo lavorare sul pontile con indosso una grande muta stagna da sub ricoperta di melma (e lunghe alghe grigie). Il padre mi dice che si chiama Jonathan e che oltre agli aerei ama andare sott'acqua. Spiega che quando ci si immerge si ha la sensazione di volare. Le due cose sono molto simili.

Aiutato da Jonathan salto fuori dall'abitacolo dell'aereo e porto la mia sacca in una specie di baita di legno (si chiamano lodges in America e quelle del Maine sono le più classiche e belle) perfettamente imbiancata, con i mobili bianchi, le tende chiare, il piumone enorme e decisamente utile per sopravvivere alle notti di montagna. 
È quasi inverno e il cielo è cupo, minaccioso. C'è un vento gelido e asciutto che soffia da giorni. Ma è un vento benevolo, che penetra, pulisce, risveglia. Dalla finestra guardo le immense distese di alberi che hanno reso famoso il Maine (mezzo stato appartiene alle industrie cartacee del Midwest) e penso che debba essere molto bello venire qui a sciacquarsi la mente, vagando tutto il giorno sulle motoslitte attraverso le foreste, seguendo le piste, lunghe migliaia di chilometri, che arrivano fino al Quebec. A patto di non essere soli.
Lo dico al Signor Ewell quando, più tardi, andiamo a fare una passeggiata in riva al lago. Mi conferma che essere con qualcuno è importante, in questi luoghi che ti costringono un po' brutalmente a confrontarti con te stesso. E racconta di saper riconoscere subito i solitari: "sono quelli che camminano rigidi; di tanto in tanto si fermano, guardano lontano, e pensano a tutte le occasioni perdute."

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